IL BUS DI DONNE IN RETE IN TOUR PER L’ITALIA
PER FARE INFORMAZIONE E PREVENZIONE SULL’ARTRITE REUMATOIDE
Napoli l’8 Ottobre 2010Coroglio/ Posillipo/ Via Orazio/ Mergellina/ Caracciolo/ Via Marina/
ritorno:
Via Marina/ Piazza Municipio/ Piazza del Plebiscito/ Via Acton/ Riviera di Chiaia/ Fuorigrotta/ Caravaggio/ C.so Europa/ Via Cilea/ Piazza Vanvitelli/ Medaglie D’Oro/ Via Bernini/ Vomero Alto
Roma il 10 Ottobre 2010 ” Piazza degli Stradivari, Piazza Madonna di Loreto
Milano il 12 Ottobre 2010 ” Piazza del Cantore

Milano Sesto San Giovanni il 12 Ottobre 2010 ” Piazza Rondò

In occasione della Giornata mondiale delle malattie reumatiche promossa dall’Oms, il 12 ottobre prossimo, “Donneinrete”, associazione che si occupa del benessere e della salute delle donne, promuove tre giorni di informazione e prevenzione sull’Artrite reumatoide che colpisce in Italia 300 mila persone, il 75% delle quali sono donne. Una patologia che grazie alla diagnosi tempestiva e a cure appropriate si può battere sul tempo.
Per questo il bus “Donneinrete” attraverserà  l’Italia con a bordo medici specialisti che opereranno una prima diagnosi e consiglieranno le donne su quale percorso seguire, indirizzandole, se necessario, a centri specializzati.
Gli appuntamenti sono: l’8 ottobre a Napoli, il 10 a Roma e il 12 a Milano.

L’Artrite Reumatoide è un dramma in rosa: delle oltre 300 mila persone colpite in Italia da questa patologia, la stragrande maggioranza sono donne. E il 75 per cento circa dei 10 mila nuovi casi che si registrano ogni anno nel nostro Paese sono appannaggio del mondo femminile, soprattutto a partire dai 25 anni d’età .

Per i pazienti la vita è decisamente “in salita”. Per sette malati su dieci, semplici azioni quotidiane come lavarsi e vestirsi, aprire un rubinetto o stringere una macchina per il caffè, salire su un autobus, diventano imprese “temerarie”, per molti impossibili. Soprattutto il dolore non recede con il riposo notturno e si accompagna a una rigidità  mattutina che dura pi๠di un’ora e che si può affermare essere il “marchio di fabbrica” di queste malattie. Bastano inoltre pochi anni perché la capacità  lavorativa diminuisca del 50 per cento.

Tutto questo si può evitare battendo sul tempo la patologia: con una diagnosi precoce e una terapia avviata entro tre mesi dalla comparsa dei primi sintomi è infatti possibile arrestarne la progressione. Una corretta informazione, quindi, può salvare la vita.

Per questo l’associazione “Donneinrete” l’8, il 10 e il 12 ottobre prossimi sarà  nelle piazze di Napoli, Roma e Milano con un double bus, accuratamente brandizzato per renderlo riconoscibile, con a bordo medici specialisti che opereranno una prima diagnosi e consiglieranno le donne su quale percorso seguire, indirizzandole, se necessario,a centri specializzati. Inoltre volontari distribuiranno opuscoli informativi.

Testimonial dell’iniziativa è Marcelo Fuentes,  protagonista di Uomini e Donne, che darà  un bacio a tutte le donne che si faranno visitare. Un modo spiritoso per unire impegno e cura del sé ad un piacevole momento.

Il nostro obiettivo prioritario – ha detto Rosaria Iardino, presidente di Donneinrete – è quello di informare le persone, in particolare le donne, su quelle che sono le caratteristiche di questa malattia per poterla prevenirla. Le donne devono imparare ad ascoltare il proprio corpo, a riconoscere i segnali che ci invia. A capire che alcuni sintomi, come il dolore che si manifesta alle mani, ai polsi, ai gomiti e alle ginocchia anche a riposo e durante la notte, sono un campanello d’allarme importante che deve indurle a rivolgersi tempestivamente ad una struttura in grado di aiutarle“.

Gli specialisti confermano, infatti, che un ritardo di soli tre mesi nell’inizio della terapia con farmaci adeguati provoca un peggioramento della prognosi funzionale a cinque anni. Non solo, studi clinici hanno dimostrato che nei pazienti trattati precocemente è possibile anche assistere a una significativa riduzione a breve termine, due anni, della progressione dei segni radiografici e persino assistere ad una sua remissione stabile con la scomparsa dei dolori e la riduzione del danno articolare, riuscendo a mantenere una accettabile qualità  di vita.

Soprattutto è essenziale, ha aggiunto Iardino, che “le Associazioni dei malati facciano fronte comune nella battaglia per arginare non solo questa malattia invalidante, e aiutare quindi le tante donne che ogni giorno combattono per vivere una quotidianità  il pi๠possibile normale, ma anche per sostenere i tantissimi malati affetti da patologie croniche. E il patrocinio che questa iniziativa ha avuto dall’Associazione dei malati reumatici Anmar dimostra che questa volontà  di fare rete per dare aiuto concreto alle persone malate sta crescendo sempre di pià¹. Cosଠcome l’aver ricevuto il patrocinio della Provincia e del Comune di Milano, della Città  della Salute del Comune di Milano, della Regione Lazio e della Regione Campania, testimoniano che stiamo andando nella giusta direzione“.

L’informazione, nel caso dell’artrite reumatoide e delle malattie reumatiche in genere - ha affermato Antonella Celano, presidente dell’Apmar – è spesso scarsa e vaga, i segni con cui si presenta sono confondenti: dolore alle ossa, rigidità  mattutina. Troppo spesso si pensa a un generico dolore d’ossa, frequentemente associato all’età , troppo spesso si crede che il dolore non abbia basi concrete. La persona che ne è affetta non riconosce nulla che non sia comune a tante altre persone e spesso liquida i sintomi con un “˜banale dolore’. Le persone iniziano poi ad accorgersi con crescente preoccupazione di quanto diventi difficile intraprendere anche i piccoli gesti quotidiani (ad esempio aprire un rubinetto, allacciarsi le scarpe o un reggiseno, stappare una bottiglia, girare una chiave nella toppa). Intanto il tempo passa e la situazione peggiora. Quindi, perdere tempo è colpa grave: diagnosi precoce significa impedire alla malattia di progredire, grazie alle terapie messe a punto della scienza”.

La parola d’ordine è quindi “prevenire”, ma anche sapere come gestire la malattia nell’ambiente familiare, sociale e lavorativo è determinante.

“Ci sono molte cose che una donna può fare per ridurre al minimo l’impatto dell’artrite reumatoideha sottolineato Piercarlo Sarzi Puttini, reumatologo Ospedale Sacco di Milano - Occorre sviluppare nuove abitudini e fare anche in modo che il proprio ambiente di lavoro possa adattarsi alle esigenze delle donne ad esempio con postazioni ergonomiche. Bisogna imparare a prestare attenzione alla postura: una cattiva postura mette le articolazioni sotto stress e aumenta la stanchezza. Cambiare spesso posizione di lavoro; stare ad esempio sedute molte ore al giorno davanti al computer o alla cassa di un negozio rende le articolazioni rigide e dolenti. Prendersi brevi intervalli facendo qualche esercizio di stretching. Alternare se possibile posizioni in piedi a posizioni da seduta“.

Ci sono poi anche criticità  sul fronte assistenziale che vanno corrette.

Ancora oggi la durata media tra l’insorgere dei sintomi e la prima visita presso un ambulatorio di reumatologia dei centri di riferimento per ricevere un trattamento appropriato è troppo lungo – ha spiegato Gabriele Valentini, professione ordinario di reumatologia alla II Università  di Napolisi attesta infatti intorno ai tre/quattro anni. Non solo, una percentuale di questi pazienti, il 10-15%, non ha mai ricevuto neppure una diagnosi ad hoc. Questi ritardi sono dovuti a due ordini di motivi. Il primo è legato a una mancanza di conoscenza delle opportunità  di cura, per cui i pazienti vengono inviati al centro di riferimento troppo tardi. Il secondo dipende dalle difficoltà  di accesso ai centri di reumatologia: gli ambulatori specializzati sono ancora troppo pochi e presentano una carenza di personale che non consente di seguire adeguatamente tutte le patologie mediche dell’apparato locomotore che sono diffusissime, per cui i pazienti artritici che hanno bisogno di cure immediate ne pagano le spese“.